Bambini e ragazzi trascorrono il tempo in casa da oltre un mese ormai. La maggior parte di loro viene raggiunta regolarmente on line, oltre che dagli insegnanti, anche dagli educatori che durante l’anno li accompagnano nelle attività extrascolastiche.

Educatori Acr o Agesci, istruttori sportivi, insegnanti di musica: in tanti si sono messi a disposizione per entrare virtualmente nelle case dei “loro” ragazzi con l’intento di sollevarli dal peso dell’isolamento sociale e far vivere momenti di relazione e “normale” quotidianità.

Numerosi sono i giovanissimi che nei comuni dell’Area nord frequentano la Fondazione scuola di musica “C. G. Andreoli”, grande realtà con lo scopo primario dell’inclusione di tutti, in primis delle persone in situazione di disabilità. Anche in questo momento di chiusura, la scuola di musica è vicina ai suoi allievi. A titolo volontario i docenti, ora in cassa integrazione, mantengono rapporti con i ragazzi proponendo lezioni individuali a distanza, ognuno con la modalità digitale che gli è più consona.

“Quello che facciamo – spiega Gianni Malavasi, insegnante – va oltre la pura materia di insegnamento, è vicinanza, contatto, amore con cui si fanno le cose. Si tratta di cercare di rendere il più possibile normale ciò che normale non è. Chiaro, non è la stessa cosa, perché la musica ha bisogno di sentire, di vibrazione… ma ora, al di là di quello, c’è bisogno di contatto umano e di presenza emotiva”.

Anche il mondo dello sport è rimasto vicino agli atleti più giovani, per condividere momenti di svago e fare esercizi per mantenere il benessere fisico e psicologico.

“Quasi tutti ci siamo organizzati per raggiungere i ragazzi – spiega Paolo Bellesia, insegnante scolastico e allenatore di pallavolo femminile e maschile u14 per la Stadium di Mirandola –. La società maschile ha deciso di strutturare le lezioni con una parte di preparazione atletica e una parte di esercizi con la palla; la società femminile invece ha scelto di lasciare noi allenatori più liberi di organizzarci come crediamo. Io propongo anche alle ragazze collegamenti settimanali con la piattaforma Meet, durante i quali facciamo esercizi tecnici e con la palla, anche sfruttando le belle giornate di sole che permettono di stare all’aria aperta ognuno nel suo cortile”.

A Mirandola, sia l’Azione Cattolica che i due gruppi Agesci sono in contatto con i giovani iscritti.

“Gli educatori dei bambini più piccoli – spiega Irene Cornacchini, educatrice e responsabile Acr mirandolese – raggiungono i loro gruppi in primis tramite whatsapp, dove attraverso i genitori offrono attività soprattutto manuali, in linea con le proposte che arrivano dalla Diocesi. Con i più grandi abbiamo optato per le video chiamate di gruppo, in modo che possano sentire la nostra vicinanza e raccontarci come stanno: esse sono occasione anche per proporre piccoli incontri e tracce. La preparazione ai Sacramenti ha subito uno stop, ma per introdurre gli argomenti proponiamo video”.

La comunità capi dell’Agesci Mirandola 1 ha lanciato tramite video un contest, in cui incita a mettersi in moto e sviluppare la creatività: ogni gruppo lo ha declinato nella propria realtà. Il Branco, per esempio, ha spronato i lupetti a creare qualcosa con materiali di riciclo presenti in casa.

“Per comunicare con i bambini – spiegano i capi –, abbiamo scelto per i lupetti la bacheca virtuale Padlet, in cui ognuno da casa può lasciare traccia mandando foto, saluti, messaggi, e andare a leggere quelli dei compagni ogni volta che se ne sente la mancanza. Le coccinelle invece hanno fatto videochiamate divise per sestiglie. Pure i più grandi hanno puntato su chiamate collettive”.

Anche il Mirandola 2 si ritrova on line ogni settimana sia come comunità capi che con i ragazzi delle diverse branche, usando Zoom e altre piattaforme. “Nello scoutismo è complicato perché si basa tutto sull’imparare facendo, ma stiamo proponendo ai ragazzi varie attività, basandoci sulle linee guida regionali e nazionali – spiega Stefano Venturini, capogruppo –. Sono tre i livelli su cui lavoriamo: cosa pratiche da svolgere da casa, rapporto personale con i ragazzi per sentire come stanno, cammino di catechesi. Stiamo attenti a non riempire di cose da fare, perché ora il primo bisogno che hanno i ragazzi è quello di sentire qualcuno vicino, che vuole loro bene, che racconti loro e ascolti da loro quello che tutti insieme stiamo vivendo”.

di Laura Michelini