Uniamo alla preghiera incessante la carità nelle forme possibili ad anche attraverso una raccolta straordinaria per le persone, le famiglie e le comunità messe in grave difficoltà economica da questa epidemia. Diversi hanno già chiesto aiuto. Ognuno dia secondo il proprio cuore e la propria possibilità».

Così monsignor Solmi, già all’inizio di questa pandemia si era espresso, invitando a gesti concreti. E il motore della carità, insieme a quello della preghiera (che in tante forme si sta elevando, trovando anche modi “virtuali” di condivisione), ha avuto una sorta di accelerata. Perchè il tempo che stiamo vivendo lo richiede. Così mentre i consueti servizi nei confronti delle persone in difficoltà non si sono fermati ma – grazie a quella fan- tasia della carità invocata da san Giovanni Paolo II – hanno trovato nuove modalità di realizzazione, lo sguardo non si è concentrato solo sull’oggi, ma anche sul domani, che si profila non facile. Con povertà nuove che si aggiungono a quelle “vecchie”, aggravandole. Di qui, altro passo significativo, la collaborazione di tre Uffici pastorali, Caritas, Ufficio pastorale diocesano del lavoro e Ufficio pastorale diocesano della sanità, per concretizzare l’appello del vescovo. Due le iniziative straordinarie messe in campo: l’apertura di una sottoscrizione per costituire un fondo di solidarietà e l’attivazione di un numero verde per ascoltare persone sole e in difficoltà. Le iniziative – nel proseguire l’impegno costante di prossimità della Chiesa, che non si è fermato nemmeno in questo tempo di pandemia – testimoniano una ulteriore vicinanza e attenzione alle nuo ve forme di povertà e di bisogno che questa prolungata situazione sta creando. Perché un fondo di solidarietà?

Come già i primi dati attestano, si aggravano le povertà esistenti (famiglie con minori, alle prese ad esempio, oltre che con le utenze – al momento solo dilazionate – e con la spesa anche con i problemi legati alla didattica on line, contratti precari, persone accolte che vedono interrotti tirocini, carcerati) e se ne intravvedono di nuove (chi non riuscirà a rientrare nel mercato del lavoro, artigiani). Per questo si è ravvisata la necessità di costituire un fondo che, senza sovrapporsi ad altre forme di sostegno attivate a livello locale e nazionale, possa dare respiro nell’immediato, ma anche a breve e lungo termine. A tale scopo, si chiede ai parroci, alle Caritas parrocchiali, agli Uffici pastorali, alle associazioni, di essere antenne vigili, capaci di raccogliere – in forma discreta – bisogni e richieste di aiuto, non sempre “emergenti”, da inoltrare alla email di Caritas: caritas@diocesi. parma.it. La richiesta di contributo andrà corredata di alcuni documenti e sarà vagliata da una commissione costituita dal vescovo, che si affianchi alla Caritas diocesana, ponendosi anche in dialogo con le Istituzioni competenti. Sarà data massima trasparenza alle modalità di erogazione dei contributi. Il numero verde “Noi ci siamo”.

È stato attivato il numero 800.147.999 che – in collaborazione con il Gruppo di protezione civile Caritas e Seirs – può venire incontro a situazioni di solitudine. Noi ci siamo. Con gesti concreti. Per donazioni: Caritas diocesana parmense, Iban IT88G 06230 12700 000037249796, causale “Emergenza Coronavirus nuove povertà”.

di DI MARIA CECILIA SCAFFARDI