Da quando siamo stati costretti dal DPCM del 9 marzo a restare a casa, ci si è dovuti reinventare ritmi, attività, modi di comunicare. Ci stiamo abituando, nonostante le fatiche iniziali, ad una vita un po’ più “limitata”, anche dal punto di vista pastorale. La tecnologia, tuttavia, è un valido sostegno in questo periodo.

In alcuni casi si è provato a trasmettere in diretta le celebrazioni, attraverso i canali parrocchiali o diocesani, così da essere vicini ai fedeli, impossibilitati a raggiungere le parrocchie. Le attività pastorali sono sospese, ma non si ferma la volontà dei sacerdoti di fare comunità e di andare incontro soprattutto alle esigenze di chi è più fragile. Nelle Caritas cittadine e presso la Casa della Misericordia della parrocchia S. Domenico di Molfetta, sono stati interrotti i servizi per adulti o minori, ma si provvede a pasti e altre necessità urgenti. Alcuni sacerdoti provano a prendersi cura dei fedeli anche attraverso video in cui offrono loro riflessioni sul Vangelo del giorno, raggiungendo soprattutto attraverso WhatsApp educatori, catechisti e genitori.

Quanto agli incontri formativi di bambini, adolescenti e giovani si sta cercando di restare in contatto virtualmente, mediante i gruppi Whatsapp con i genitori o le pagine social, più capaci di coinvolgere soprattutto i più giovani, che hanno a disposizione numerose piattaforme, anche per videochiamarsi e avere almeno la sensazione di stare insieme. 

La parola d’ordine in questi giorni è challenge ossia sfida. Parallelamente alla sfida sanitaria che si sta affrontando, i giovani stanno lanciando sfide (anche da una diocesi all’altra) per tenere alto l’umore, restare uniti, mantenere saldi i rapporti, rinnovare i ricordi, spronare ad una testimonianza di vita quotidiana che non si ferma anche in tempi di emergenza e che forse mette alla prova la stessa fede. I giovani fanno leva sull’allegria, la leggerezza, la creatività per essere accanto ai coetanei o ai ragazzi che accompagnano nel cammino di fede.

E così, se la messa non può essere partecipata direttamente, possono pensarci i giovani ad augurare buona domenica attraverso messaggi virtuali e volantini che ciascuno può stampare e affiggere all’interno dei condominii, in accordo con i parroci per non perdere occasioni di riflessione (fatte anche a misura di ragazzi). 

Qualcuno programma una sorta di calendario con attività da fare in casa anche insieme alle famiglie, rivolte alle diverse fasce d’età, per sollecitare la condivisione e rendere prezioso il tempo da trascorrere insieme, in un’ottica fuori dall’ordinario in cui segni e gesti sembrano aver ripreso spazio e rilevanza. Si suggeriscono spunti multimediali (canzoni, video, letture) per sostituire l’incontro reale con la presenza mediata. Le strade e anche le piattaforme virtuali si stanno riempiendo di striscioni e disegni di bambini, che interpretano l’attualità attraverso i linguaggi a loro più idonei, come un’onda di speranza. Ed è questa che si sta tentando di alimentare, anche grazie ad un’informazione corretta, a interpretazioni critiche dei dati che continuamente vengono aggiornati.

Gli operatori pastorali hanno in questo momento, specialmente, il compito di offrire chiavi di lettura della realtà e della fede che non si facciano intimorire o contaminare da visioni apocalittiche, sconfortanti e banali. Va recuperato il buon senso, lo sguardo critico e vanno esercitate pazienza e forza d’animo. Non farebbe male approfittare del tempo in casa per leggere insieme brani biblici e cogliere spunti per affrontare spiritualmente questi tempi volubili.

di Susanna Maria de Candia