Il nostro documentario sulle settimane del Coronavirus a Rimini lo abbiamo strutturato come una metanarrazione, mettendo al centro del racconto il nostro punto di vista giornalistico

Tutto comincia dal TG dell’8 marzo, quando Rimini diventa zona rossa. In quel momento cambia non solo la vita di tutta la città e di tutte le persone, ma anche quella della nostra redazione.

Da quel momento il lavoro che abbiamo svolto in redazione e per strada intervistando medici, operatori, politici e ascoltando le storie delle persone, è diventata per noi la cartina tornasole di ciò che stava accadendo nella provincia di Rimini e nel paese.

Il racconto segue l’evoluzione della pandemia in quei giorni, passando dall’aumento dei contagi, e purtroppo dei decessi, allo svuotamento della città con la chiusura delle scuole e di tutte le attività commerciali. Al contempo Tempo Reale – il programma di punta della mattina – arriva a coprire quasi tutto il palinsesto della mattina e del pomeriggio per informare in “tempo reale” tutti i nostri ascoltatori.

Il lavoro di redazione è solo una parte dell’attività. A questo si affiancano le uscite in strada a riprendere la desolazione del centro storico e delle campagne, ma anche le poche persone che si muovono perché costrette dal lavoro – come medici e infermieri – o perché diventate volontarie della Caritas o di altre associazioni. Persone che hanno deciso di dedicare il loro tempo a chi era in difficoltà, rischiando in prima persona.

Il filo rosso rimane quello dei nostri programmi, come Tutta salute, l’ultimo nato in casa Icaro, proprio pochi mesi prima della pandemia e subito dedicato al Covid per approfondire e sviscerare tutte le questioni legate alla pandemia e al virus, o Come se fosse facile, l’appuntamento settimanale dedicato al sociale che ha messo in luce le tante belle storie di solidarietà nate in quei mesi.

In mezzo a questo la vita delle persone, di chi ha perso i propri cari senza poterli salutare, di chi si è visto portare via tutto senza poter far nulla, di chi, comunque, non si è dato per vinto e ha cercato di trovare una strada alternativa per sé e per chi gli stava vicino.

Le testimonianze rimpallano tra queste due sponde, e nel descrivere come il network ha deciso di parlare della pandemia, proprio in quel continuo racconto, nasce il documentario.