La fraternità e la preghiera oltre al servizio in tempo di epidemia

Come vivono le comunità religiose in tempo di emergenza sanitaria? Ne abbiamo parlato, martedì 14 aprile, con le suore indiane residenti a Mergo, Maiolati Spontini e Jesi, grazie alla mediazione e al coordinamento del parroco di Montecarotto don Venish, proveniente dalla regione del Tamilnadu in India, come la maggior parte delle religiose che hanno condiviso la loro esperienza per i lettori di Voce della Vallesina. Tutte le religiose sono molto preoccupate per le conseguenze di questa pandemia, soprattutto tra la popolazione più anziana.

Da Mergo abbiamo ascoltato la testimonianza di sr. Tisi, suora francescana clarissa proveniente dalla regione del Kerala, da dieci anni in Italia e sempre nella casa di riposo di Mergo: della piccola comunità lei è l’unica che lavora perché una suora era tornata in India per stare un po’ con la sua famiglia e non è potuta rientrare in Italia per il blocco dei voli e Sr. Jainy è in quarantena da un paio di settimane ma in buone condizioni. Della stessa Congregazione delle Francescane Clarisse fondata nel Kerala sono dieci le comunità nel nostro Paese.

«Costante è la preghiera per tutti i malati, ma da sole, ciascuna in camera e possiamo fare la comunione – ci dice suor Tisi. – Svolgo il mio servizio indossando tutti i dispositivi di sicurezza e cerco di portare conforto agli anziani che sentono tanta nostalgia delle loro famiglie che non vedono da diverse settimane. Tutto il personale cerca di fare il massimo per proteggere gli ospiti, sia la direzione, sia la cooperativa Vivicare che la Protezione Civile si danno tanto da fare per affrontare questo momento di emergenza sanitaria che vede gli anziani tra le persone più a rischio».

Sono tre le comunità delle Suore di Sant’Anna di Tiruchirappalli in zona: a Jesi in via San Marco nei pressi del Collegio Pergolesi dove prestano il loro servizio, e due a Maiolati: nella Casa della Luce in via Santa Liberata e nella casa Paolo VI dove è stata trasferita la casa di riposo dopo il terremoto. Di solito ogni suora torna a casa ogni tre anni per due mesi nel periodo di Pasqua e per questa emergenza non sono potute partire in otto da tutta Italia, anche dalla casa di Bergamo dove hanno un asilo.

«Lavoriamo con guanti e mascherina e la direzione ha attivato una serie di misure di sicurezza e di prevenzione per proteggere il più possibile il personale e gli ospiti. Gli anziani si impegnano tanto a rispettare tutte le nuove regole che sono state date per questo periodo, anche chi ha 95 anni mantiene scrupolosamente la distanza di sicurezza»

ci raccontano Sr. Arochiamary e Sr. Lisa dopo il turno di lavoro alla Casa Famiglia Collegio Pergolesi. Le loro famiglie sono molto preoccupate per le notizie che arrivano in India dall’Italia e le chiamano spesso. Sr Mary è riuscita a tornare a Jesi dall’India poco prima che chiudessero le frontiere ed è stata quindici giorni in quarantena come previsto dalla legge.

«Nonostante la tristezza di questo momento, abbiamo il dono di partecipare tutti i giorni alla celebrazione della santa Messa con la comunità del Collegio e, soprattutto durante la Settimana Santa, ci è stato di grande conforto.»

Sr Maria Pushpam,  Sr Sahaya Victoria,  Sr Hemala Valantina sono nella Casa della Luce, aperta da pochi anni a Maiolati come casa di ritiro per le sorelle della Congregazione e casa di ospitalità per gruppi:

«Abbiamo tanti momenti di preghiera durante il giorno – raccontano – abbiamo potuto vivere la liturgia del giovedì santo in casa, tutte le mattine seguiamo la Messa del Papa in televisione e facciamo la comunione da sole. Ascoltiamo le meditazioni che prepara ogni giorno il vescovo don Gerardo sul Vangelo della Messa. Stiamo pregando la novena per la festa della Divina Misericordia e siamo state in adorazione anche la notte per sostenere spiritualmente le tante persone che soffrono per questa triste situazione.»

Abbiamo chiesto loro come si organizzano per la spesa:

«Ci aiutano la Caritas parrocchiale e l’associazione Solidarietà in Vallesina che ci riforniscono di alcuni alimentari, per il resto ci accordiamo con una famiglia vicina per farci portare la spesa a domicilio dai negozi».

Le famiglie in India sono molto preoccupate per loro e tutti i giorni si sentono per sapere come stanno. In India ci sono solo duemila positivi su mezzo miliardo di persone ed è pochissimo in confronto all’Italia.

«È brutto non poter uscire e non poterci incontrare tra di noi ma ci sentiamo con le videochiamate con la nostra provinciale, sr Beena, che è a Bergamo, la provincia italiana più colpita dal Covid 19, con la Madre generale e con le suore della altre nostre comunità.» Da Maiolati inviano un messaggio a tutti gli italiani: «Rispettate le regole e pregate di più, anche da casa, perché il Signore è risorto e tutto andrà bene».

La superiora sr Janthark con sr Benitha e sr Vinnarasi si collegano alla videoconferenza dal piano terra della casa di riposo di Maiolati, trasferita nella casa Paolo VI:

«Stiamo bene, ma siamo molto stanche, cerchiamo di essere vicine agli ospiti e di organizzare i momenti di preghiera della giornata oltre a collaborare in alcuni servizi. La nostra sveglia suona alle 5.30 e poco dopo preghiamo insieme, noi tre suore. Dopo la colazione, esponiamo il Santissimo Sacramento per l’adorazione personale, animiamo la preghiera del Rosario con il canto delle litanie e la liturgia della parola poi agli anziani che lo desiderano diamo la comunione. Nella struttura dal 7 marzo non possono più entrare i familiari e gli amici degli ospiti e così tutto il personale e noi suore cerchiamo di essere ancora di più la loro famiglia. La preghiera scandisce la giornata e anche il tempo dell’anno e così in Quaresima abbiamo pregato la Via Crucis e tutti hanno partecipato volentieri. Le nostre famiglie in India sono molto preoccupate per noi, si informano su quello che succede dall’Italia e pregano per noi.»

La madre generale ha mandato a tutte le comunità della Congregazione una preghiera che le suore recitano tutti i giorni in questo periodo: chiedono l’intercessione della loro fondatrice, madre Annammal, per la quale è in corso la causa di beatificazione, per la fine di questa pandemia. Tutte le suore sono molto grate a don Venish per la sua collaborazione e perché le aiuta farle sentire più unite nella preghiera e nella condivisione con gli abitanti della Vallesina.

«Lo stato dell’India ha subito mandato in Italia delle grandi quantità di mascherine e attrezzature sanitarie appena si è diffuso il Covid ed ora è l’India a dover affrontare questa epidemia – spiega don Venish. – Anche se non ci sono tanti casi, il Governo ha preso sul serio la prevenzione della pandemia. La popolazione sta in casa ma è grande il rischio dell’aumento della povertà tra i lavoratori giornalieri che se non lavorano non mangiano. Siamo il paese più grande del mondo ed è impossibile mantenere la distanza sociale ma i provvedimenti sono stati subito presi dal Governo e ogni città si organizza in modo diverso. È stato messo a punto un meccanismo per evitare affollamenti: a ogni famiglia è stato dato solo un colore e si può uscire solo una persona per famiglia secondo un calendario realizzato per colori. I negozi sono aperti a giorni alternati. La mia famiglia è del sud, in Tamil, su un altipiano a 2600 metri, che è una zona turistica e dal 31 marzo il comune ha chiuso tutti gli alberghi, ha mandato via tutti i turisti. Il governo indiano ha riportato con un aereo gli studenti indiani presenti in Italia, almeno 400, ma una volta arrivati li tengono nell’ospedale militare e poi li hanno accompagnati a casa».

Si è conclusa con un bel momento di allegria, questa videointervista, e il sorriso sul volto di tutti ha alleggerito il cuore, alimentato fraternità e amicizia, acceso il coraggio per affrontare le difficoltà e le sofferenze di questo tempo. Ne abbiamo tutti bisogno e sicuramente la condivisione e la capacità di raccontare e di ascoltarsi è una buona medicina per l’anima.