Il lavoro che speriamo, il mondo che vogliamo

Una veglia dei lavoratori insolita, come insoliti sono stati e saranno tanti incontri che si svolgono annualmente. Lo scorso 30 aprile in videoconferenza si sono ritrovati il vescovo Pierantonio Pavanello, il responsabile della Pastorale sociale e del lavoro don Giulio Bernardinello e Matteo Barion segretario diocesano del Movimento lavoratori di Azione Cattolica.

Anche quest’anno, nonostante la distanza, si è voluto dare spazio alle testimonianze provenienti da diversi comparti lavorativi che nell’epoca del coronavirus stanno vivendo esperienze diverse ma convergenti.

Il vescovo Pavanello nel suo discorso introduttivo e di saluto ha voluto ringraziare lo sforzo di tutti nel riuscire a programmare anche quest’anno l’evento dedicato ai lavoratori.

«Anche quest’anno assieme all’ufficio della Pastorale sociale ho voluto mantenere questo appuntamento anche se la situazione che stiamo vivendo ci ha impedito di viverlo all’interno di un’azienda, a contatto diretto con la vita e le fatiche dei lavoratori. Una serata diversa quindi dagli scorsi anni, straordinaria, come è fuori dell’ordinario il tempo che viviamo, più centrata sull’ascolto che sulla preghiera, vista l’impossibilità di riunirci fisicamente insieme».

Il vescovo ha voluto sottolineare come le testimonianze dei lavoratori hanno un valore ancora più rilevante in questa epoca storica, «Anche il mondo del lavoro, come l’intera società e la Chiesa stessa, è davanti ad una sfida straordinaria. Abbiamo sentito nel messaggio della Cei l’affermazione “nulla sarà come prima”, dobbiamo però aggiungere che la direzione del cambiamento dipenderà anche da noi. Viviamo un tempo «sospeso» e come tutto ciò che è sospeso, può cadere da una parte o dall’altra a seconda delle spinte che riceve».

Pavanello ha voluto mandare un messaggio di speranza anche a tutti quei lavoratori che si trovano in una situazione economica difficile, invitando ognuno di noi a dare una mano per trovare nuove idee di sostegno.

«Pur nel disagio e nella sofferenza, questo tempo ci offre una grande chance: impostare il mondo futuro secondo una scala di valori e non limitarci ad essere trascinati da presunte leggi economiche e finanziarie che passano sopra ad ogni valore e ad ogni principio, finendo per ridurre la persona a puro strumento. In questo contesto è chiaro come il lavoro che speriamo nascerà dal mondo che vogliamo e che ci impegniamo a costruire. Mi fermo solo su un punto: il mondo che vogliamo dovrà essere un mondo più unito, non solamente un mondo globalizzato. Paradossalmente infatti questo virus cattivo, ci sta insegnando che non possiamo essere divisi, gli uni contro gli altri, gli uni senza gli altri».

Infine un messaggio per richiamare tutti all’attenzione di un nuovo futuro:

«Ripartiamo da qui per ritrovare il lavoro che speriamo e per costruire il mondo che vogliamo».

DI THOMAS PAPARELLA