Comincia un nuovo anno pastorale e, nonostante le tante norme da osservare per la nostra salute e per salvaguardare quella dell’altro, viviamo costantemente nell’incertezza e nella precarietà, condizioni che ci costringono, però, ad andare avanti attimo per attimo in Dio e nell’amore verso il fratello. Imparare, quindi, a vivere l’attimo presente. Ogni “attimo” è l’unico tempo che veramente io ho e che posso sfruttare bene.

Il discepolo di Gesù non può fermarsi, non può addormentarsi mentre la Chiesa è attaccata da ogni parte: dall’interno, dall’esterno, dagli amici e dai nemici. Volendo attaccare Dio, che non si vede, si attacca sempre la Chiesa e gli uomini di chiesa. Lì si trova un terreno fertile! Molte cose sono vere! Tantissime inventate. Ogni battezzato, se ha fatto la scelta seria di seguire Gesù, aiutato dalla Sua Parola, diventa sentinella posta al centro della vita quotidiana: storia dura, sconvolgente, impegnativa, al limite, sul confine, borderline, tra la Chiesa dietro di se e l’umanità avanti a sè.

Perciò, ogni battezzato ha una duplice missione, riguardo la Chiesa, di far presente le esigenze del popolo, del popolo di Dio, essendo ben fermo in quanto sentinella sulle “mura ideali” che seguono il confine, con occhi attenti, vigilanti, previdenti e interessati, essendo sempre amorevole e non propenso ad accettare compromessi di ogni sorta. Ogni Cristiano è un parafulmine scelto da Dio per aiutare la Chiesa, ogni comunità parrocchiale, ad essere e vivere in pace con tutti.

Riguardo al popolo che preme, spesso bussando con gli arieti pur di entrare, il battezzato deve essere consapevole che ne ha diritto se sinceramente vuole far parte dell’ovile del Signore e seguire il Buon Pastore, anzi, il Pastore Bello che guida il gregge sempre più aggredito, graffiato e perseguitato dal demonio che ha come compito precipuo quello di confondere, dividere ed ingannare in modo da far perdere l’orientamento al gregge.

Oggi sembra proprio che viviamo, nella Chiesa e non solo, un disorientamento. Abbiamo perso la “pista” da seguire. Siamo, in qualche modo, dispersi! Ciò, sia in quanto Cristiani e cittadini, sia in quanto creature che vivono insieme nell’unica casa comune, “il Creato”.

Dostoevskij dice, con forza, che la bellezza salverà l’umanità.

Questo perché, seguendo il progetto che Dio ha sull’umanità, il Bene Comune, la santità della vita seguendo la Parola di Dio, la fraternità universale, il rispetto della natura, la salute come dono più grande che riceviamo entrando nel mondo… Vivendo ciò, emerge sempre di più la bellezza. Nel momento in cui si vive in pace e “in armonia” con tutti gli uomini e l’intera creazione, nell’armonia stessa, scopriamo la bellezza del rapporto che c’è tra tutti gli esseri.

È quando siamo connessi con tutti gli esseri viventi, ciascun uomo, tutte le piante e tutti gli animali, che scopriamo quanto è bello vivere e come è bella la vita nella quale siamo calati, poterne godere e anche contribuire a far crescere la vita stessa lasciando un qualcosa di nostro, un segno del nostro passaggio. E l’uomo, essendo la creatura più intelligente, ha la guida responsabile di questo equilibrio che manifesta, sempre di più, la bellezza come risultato dell’armonia che tende fortemente all’unità, nella più svariata diversità.

Siamo chiamati a contribuire ad un nuovo umanesimo, anzi, ad un nuovo rapporto con tutti gli esseri viventi, che non diminuisce l’incontro tra gli uomini. L’uomo, però, deve aprirsi e sentirsi parte dell’universo non come dominatore, sfruttatore o dilapidatore della natura, ma al servizio della natura intera. Il progetto evangelico di salvezza cammina in questa direzione: sempre più connessi con tutti gli uomini, ma sempre più connessi con tutti gli esseri.

L’uomo, con umiltà, deve passare sempre di più dall’essere Re della Creazione, predatore e spesso distruttore, ad essere un Re di amore e rispetto verso tutti gli esseri creati. Dunque, si richiede sì un umanesimo sempre più maturo, ma anche un Re che si misura con il mondo vegetale e animale. San Paolo, nell’inno cristologico nella Lettera ai Colossesi, adombra con forza questa direzione della storia, della Creazione, infatti dice:

“Perché piacque a Dio di far abitare in Lui (Cristo) ogni pienezza e per mezzo di Lui riconciliare a sé tutte le cose, rappacificando con il sangue della Croce, cioè per mezzo di Lui, le cose che stanno sulla terra e quelle nei cieli” (Col. 1, 19-20).

Dalla Bibbia di Gerusalemme, riporto due note che spiegano il senso di pienezza della divinità:

“Per Paolo, l’Incarnazione, coronata dalla Risurrezione, ha posto la natura umana del Cristo alla testa non solo di tutta la famiglia umana, ma anche di tutto l’universo creato, interessato dalla salvezza così come è stato coinvolto nella colpa” (Nota al versetto 1, 19 Colossesi). “Nel Cristo Risorto si ricapitola tutto il mondo divino, a cui appartiene con il suo essere preesistente e glorificato, e tutto il mondo creato che ha assunto direttamente (l’umanità) o indirettamente (il Cosmo) con la Sua incarnazione e la Sua Risurrezione: insomma tutta la pienezza dell’essere” (Nota Col. 2, 9).

La bellezza salverà il mondo perché nell’armonia del cosmo assorbiamo il respiro della vita, cioè il respiro dello Spirito che ha trasformato il caos in cosmo, una totalità con infinite relazioni e connessioni tra tutte le specie del Creato, che hanno un fine comune: costruire l’unità nella diversità quasi illimitata e realizzare il fine proprio, per l’uomo la salvezza, che è soprattutto poter ricevere la comunicazione della vita del Dio amore.

Carissimi fratelli, nell’unità della salvezza, ripartiamo con questo nuovo anno pastorale. Sarà più impegnativo di quelli precedenti, non nel numero delle cose da fare, ma per la qualità delle cose che andremo a fare.

A tutti voi dico: “Coraggio e creatività qualitativa”, creatività nel prediligere quanto ha  senso e non quanto semplicemente occupa uno spazio. Siamo tutti sentinelle, che vigilano, che pregano, che guardano lontano per prevenire l’opera “dei ladri”. Dopo aver pregato il Padre di allontanare il Calice amaro della Passione, Gesù va a chiedere agli apostoli di unirsi alla sua preghiera, al sudore di sangue che cala dal suo corpo. Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro:

“Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole” (Mt. 26, 10-41).

Abbiamo dinanzi a noi un campo illimitato dove poter spigolare, cercare, rialzare, maturare, vigilare, pregare, ma non dormire.

“Perciò rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma piuttosto a guarire” (Ebrei 12, 12-13).

Questo è anche un momento particolare, un vero kairòs di Dio per iniziare, anche nella pastorale dell’evangelizzazione e nella pastorale catechetica, ad allargare l’orizzonte del cuore, della mente e della coscienza globale di essere parte dell’universo globale e perciò responsabili di tutta la vita. Se uccidiamo o danneggiamo il Creato o appena un solo elemento dell’ecosistema, uccidiamo la vita.

Buon anno pastorale 2020-2021, periodo di pandemia.

Mons. Giovanni D’Alise, vescovo di Caserta è morto il 4 ottobre 2020 per arresto cardiocircolatorio, mentre era ricoverato nell’ospedale di Caserta perché positivo al Covid. 

di Giovanni D’Alise