Brasile nel dramma. Ma è terra di speranza

La maggioranza della popolazione si trova in situazione di estrema necessità. E il Covid-19 prende il sopravvento

Triste record di morti in Brasile, oltre 10mila. Intanto nelle ultime 24 ore si sono registrati 730 decessi e oltre 10mila nuovi contagi. Contagi che ora sono 155.939, cifra probabilmente sottostimata perché non vengono effettuati tamponi. Una situazione – con ospedali al collasso in parecchie città e mancanza di letti e respiratori – che preoccupa Papa Francesco che ha manifestato la propria solidarietà telefonando sabato al cardinale Odilo Pedro Scherer, arcivescovo metropolita di San Paolo. «Il Papa ha manifestato la sua vicinanza e la sua solidarietà alla popolazione di San Paolo e ha promesso che pregherà per noi», ha spiegato il cardinale. Bergoglio ha voluto anche sapere quale sia la condizione dei poveri, numerosi nei sobborghi, e ha espresso la sua preoccupazione per la loro situazione, sapendo che non sempre hanno una casa o condizioni adeguate per seguire le misure preventive contro il contagio da COVID-19. Nella realtà del Brasile, dove vive da oltre 30 anni, abbiamo raggiunto la biellese suor Dolores Bellon, delle Francescane Missionarie di Susa.

Il Brasile è stato raggiunto dal COVID-19. Qual è la situazione?

È arrivato in Brasile in febbraio (il primo caso è stato registrato il 26). È arrivato molto dopo rispetto all’Europa e questo ha permesso alle autorità locali, sia a livello federale che regionale, di prendere dei provvedimenti su come affrontare la situazione. Considerando il vasto Paese che è il Brasile, la prima insistente richiesta rivolta alle persone è stata quella dell’isolamento sociale. È rimbalzata in tutto il mondo la notizia che a Manaus sono state scavate fosse comuni per seppellire le vittime della pandemia.

Che notizie avete?

La notizia corrisponde alla realtà, però va fatta una lettura dentro al contesto. Occorre pensare a Manaus e tenere presente anche  tutta l’Amazzonia, regione molto estesa, popolata dagli índios e dalla gente povera che abita nella zona del fiume Ribeirinhos. Manaus, la capitale, agglomera molta gente che vive lì per cercare la sopravvivenza. Molta gente nella città e altrettanta nei villaggi all’interno. Ma la struttura sanitaria è molto precaria e c’è tanta povertà. La maggioranza della gente si trova in situazione di estrema necessità. Si vede proprio il ritratto di una realtà politica che crea gli emarginati. In questo contesto il COVID-19, con la sua forza di contagio, – anche se le autorità assumono provvedimenti e gli aiuti umanitari arrivano – prende il sopravvento  devastatore su persone che sono già indebolite e senza dubbio con immunità molto bassa. Vediamo allora purtroppo, dinanzi ai nostri occhi, queste realtà che toccano  il cuore e l’anima.

Perché il Brasile è il Paese più colpito di tutto il Sudamerica?

Il Brasile è grande come un continente, forse le sue grandi città – San Paolo, Rio di Janeiro, Fortaleza, Recife, Belém e São Luis – sono quelle raggiunte dalla maggiore migrazione per la ricerca di lavoro e, dall’altra parte, sono luoghi meta di grande turismo.

Che cosa ha deciso il governo davanti a quanto sta accadendo?

In questa situazione ci sono atteggiamenti diversificati. Ad esempio, il presidente della Repubblica è molto propenso a sostenere l’economia, quindi insistentemente difende l’idea di non fermare tutto. Tuttavia, non governando da solo e vedendo la situazione aggravarsi, ha pensato a un aiuto economico d’emergenza per le famiglie di 600 reali  (che equivale approssimatamene a 130 euro)  per tre mesi. Le madri che sostengono da sole la famiglia ricevono il doppio di questa cifra. Inoltre, ha realizzato e ampliato gli ospedali; ha acquisito materiali sanitari,  come equipaggiamenti per i medici e gli infermieri, oltre a respiratori meccanici. Quasi tutti i governatori sono del parere che le persone devono rimanere a casa perché il contagio non arrivi a grappolo. Tutto questo per far sì che negli ospedali si abbiano le condizioni per garantire l’assistenza. Ospedali che hanno ricevuto – sia dal governo federale, come dalle aziende private che dalle ONGS – vari sussidi economici per provvedere all’acquisto di materiali sanitari, mascherine e per la realizzazione e l’ampliamento di ospedali.

Come il Paese sta cercando di contrastare il Coronavirus?

Sta facendo delle campagne di informazione sull’igiene: dal lavare bene le mani con i saponi all’uso dell’alcool gel. Le mascherine sono obbligatorie, nei supermercati e nelle farmacie occorre rispettare le misure adottate nelle code; sono aperti solo i negozi di beni essenziali. Tutta la popolazione è invitata a fare la quarantena di 15 giorni a casa. Hanno creato delle reti di solidarietà, sia per assistere gli anziani a casa, evitando così che escano. Ci sono anche delle equipe di medici e di psicologi che accompagnano le persone dando dei suggerimenti online.

Qual è la situazione sanitaria?

In Brasile abbiamo il SUS – Sistema unico di salute pubblica  per la popolazione – e, per come è strutturato, dovrebbe funzionare molto  bene. Lascia invece a desiderare perché manca un giusto, adeguato e serio funzionamento. Abbiamo degli ospedali  con super dotazioni, ma esistono ancora tante lacune, come, ad esempio, una giusta valorizzazione dei professionisti della salute. Questa realtà è dovuta a un’organizzazione politica che non mette come priorità le politiche pubbliche, ossia assicurare alla gente il diritto alla salute, all’educazione, al lavoro e alla sicurezza. La rete privata invece assicura ospedali che funzionano molto bene e sono anche riferimento internazionale. Ma chi può accedere? Solo i ricchi, quelli che sono in condizione di poter fare dei piani di assicurazione.

Come state affrontando la pandemia?

Papa Francesco, in una delle sue tante esortazioni, ha detto “Siamo tutti sulla stessa barca”. Questo male è arrivato d’improvviso, anche se gradualmente nelle varie parte del mondo, però ringraziando il Signore, noi religiose – che abbiamo una certa formazione umana e cristiana – siamo riuscite ad organizzarci in maniera da adottare tutte le precauzione per il corpo e per la casa. Ed ancora, per come rapportarsi, in questo tempo, con  la gente e come amministrare la carità verso i poveri. Coscienti della missione che il buon Dio ci ha affidato, in questo tempo, intensifichiamo la preghiera e la nostra offerta quotidiana per sostenere i professionisti della salute e quanti sono coinvolti in prima persona nell’assistenza agli ammalati di COVID-19. La nostra preghiera va anche per coloro che studiano alla ricerca di un  vaccino per combattere questo virus. Cerchiamo, come famiglia religiosa, ovunque siamo, di pensare a noi per difendere e preservare la vita, ma cerchiamo di essere anche segno di speranza nella vita dei fratelli e delle sorelle che hanno bisogno di essere sostenuti. Una presenza che, in questo momento, non può essere fisica, ma spirituale. Per raggiungere la gente usiamo anche i mezzi di comunicazione sociale. 

Quali sono i maggiori bisogni della popolazione?

Il nostro Brasile è il continente della speranza. È un Paese che possiede vasti fiumi, la foresta più  grande del mondo, è ricco di minerali, di pesca e di apicoltura. Sono tante e diversificate le  ricchezze di questo Paese. Ma è anche il Brasile delle contraddizioni. La causa è il sistema politico, che genera le disparità tra la gente creando le classi sociali. Ci sono i ricchi – ma  pochi ricchi – che concentrano molto benessere. E poi ci sono i  poveri. Ma molti poveri. Il gruppo politico  del governo di prima ha cambiato un poco questo scenario, ma attualmente si assiste alla tendenza di un ritorno a privilegiare i ricchi ed a aumentare i numeri dei bisognosi. La gente, ha bisogno di un’educazione di qualità, di lavoro degno con giusta paga, di salute. Ha bisogno di un’assistenza non solo di un programma sociale, come è la borsa famiglia o altro. È certo una risorsa, ma adagia anche molte  persone a limitarsi solo ad attendere l’aiuto. In una patria in cui tutti siamo figli sarebbe giusto avere i beni  per la sopravvivenza. Dovremmo poter vivere come figli di Dio degnamente, con rispetto alla vita. Così come desidera il buon Padre del cielo: “Che tutti abbiano vita e vita in abbondanza”.

In che cosa è impegnata?

Attualmente mi trovo, come comunità di Nossa Senhora Aparecida, nella città di Caxias, nel Maranhão. È la casa della delegazione e sede della missione, dove sono coordinatrice ed economa. Facciamo parte della parrocchia  di San Benedito e siamo inserite  nel mondo del lavoro come mantenimento e nelle pastorali apostoliche e sociali. Svolgiamo alcune attività con progetti di beneficenza con l’obbiettivo della promozione umana e cristiana, iniziando fin dai primi anni dell’infanzia. Per le varie necessità  esistenti collaboriamo con le adozioni a distanza, raggiungendo famiglie e poveri con ceste di alimenti e altro aiuto immediato. Siamo impegnate soprattutto per essere una presenza amica in mezzo alla gente che soffre, cercando di essere segno dell’amore di Dio per loro.

Felice anche oggi della sua vocazione?

Sono molto grata al Signore per avermi chiamata alla vita religiosa e per il dono della vocazione missionaria Ad Gente (Alem fronteira) e per aver constatato in tutti questi anni la bontà e misericordia di Dio, oltre a tanti segni della sua presenza in mezzo a noi. Sono grata soprattutto per la valorosa e fattiva collaborazione di tante persone vicine e lontane che hanno incentivato e  sostenuto la nostra presenza missionaria, spiritualmente e anche economicamente. A tutti loro la mia silenziosa preghiera e riconoscenza. Nell’occasione a tutti i lontani che ancora mi sono vicini dico di cuore un grande grazie. Posso dire che gli anni vissuti qui in Brasile con i missionari biellesi sono stati per me una ricca e preziosa esperienza che porterò sempre nel cuore. Il loro ricordo e la loro testimonianza mi sono cari e mi aiutano ad affrontare i  momenti non facili della vita. Il tempo  passa veloce e le cose cambiano, ma non cambierà mai l’amore di Dio per noi.   

di SUSANNA PERALDO